Oggi emigrare è una pratica frequente e molte sono le persone che lasciano il paese natio per motivi lavorativi, ideologici, politici o a causa di catastrofi naturali.

La Psicologia ambientale ci spiega che il legame che sviluppiamo con i luoghi con cui abbiamo passato i momenti più importanti della nostra vita può essere considerato come un vero e proprio legame di Attaccamento, fatto di ricordi ed emozioni.

Se vi chiedessi di pensare ad un luogo del vostro passato, a cosa pensereste?

Probabilmente alla casa in cui siete cresciuti, al parco dove vostra madre vi portava da piccini o la casa dei nonni dove la domenica mattina il profumo del banchetto luculliano emanava sapori indimenticabili.

Qualunque sia il luogo a cui avete pensato, quello che conta è che con grande probabilità sarà un luogo in cui avete trascorso dei momenti importanti a cui avete ancorato sentimenti e ricordi.

Il rinomato Psicologo John Bowlby è stato il primo a parlate di teoria dell’Attaccamento; egli sosteneva che il bambino sviluppasse un legame di attaccamento nei confronti della figura che si era presa cura di lui, nei primi mesi della sua vita. Questo tipo di rapporto, che si instaura generalmente con la madre, ha la funzione di garantire la prossimità fisica e psicologica del bambino alla madre. E’ necessario notare come possano essere individuate delle analogie tra l’attaccamento affettivo alle persone e l’attaccamento all’ambiente, come la ricerca di vicinanza ed il senso di perdita e di sofferenza , legato alla separazione, che in alcuni casi può trasformarsi in lutto.

Ci sono diversi tipi di attaccamento alla figura di accudimento, alcuni non del tutto positivi, come del resto accade anche quando parliamo di attaccamento all’ambiente. Possiamo infatti sentirci legati ad un ambiente spiacevole, teatro di ricordi negativi.

Nonostante questo, è proprio l’esistenza del legame di attaccamento per un ambiente in particolare che ci permette di percepire come la nostra casa, come un luogo in cui ci sentiamo sicuri e protetti.

La profondità del legame di attaccamento verso il nostro ambiente si fa più chiara nel momento del distacco da esso. Il trasferiemnto o la perdita improvvisa del nostro ambiente può causare forti disagi, fisici ma soprattutto psicologici, soprattutto quando alla perdita del nostro ambiente si accompagna anche la perdita di persone a noi care. Pensiamo ad esempio agli abitanti di paesi colpiti da terremoti, a coloro che a causa della guerra sono costretti ad affrontare  “viaggi della speranza” per arrivare in luoghi considerati più sicuri e che vedono dalle barche tremolanti la loro patria diventare sempre più lontana, fino a non percepirla più.

E’ necessario, a questo punto, distinguere tra l’allontanamento volontario dai proprio luoghi e l’allontanamento forzato. Nel primo caso, l’individuo può prepararsi alla separazione e fare leva sulle motivazioni che lo spingono ad iniziare una nuova vita in un luogo diverso, come ad esempio la volontà di studiare in un’altra città, la possibilità di raggiungere la persona amata o di trasferirsi per rincorrere un’importante opportunità di lavoro.

Quando invece si è costretti a lasciare il proprio paese perché ci sentiamo insicuri, perché noi ed i nostri cari stiamo rischiando la vita o le circostanze che stiamo vivendo (economiche, sociali,politiche,lavorative..etc) ci obbligano a separarci forzatamente  dalla nostra terra, ecco che lo stress vissuto a seguito della separazione dalla propria casa, da sano può trasformarsi in disfunzionale apportando  disturbi fisici e psichici, come ad esempio disturbi coronarici nei lavoratori, depressionenelle mogli dei lavoratori trasferiti e aumento della mortalità negli anziani.

Cause della sofferenza dell’emigrante:

 

Impatto sociale: Il sentimento vissuto dalla maggior parte delle persone che abbandonano la propria terra è un senso di nostalgia, sentimento innescato dalla sensazione di perdita di un oggetto d’amore. Questo sentimento provoca sofferenza, tristezza, la volontà di tornare a casa, può addirittura innescare disturbi d’ansia e aumentare la probabilità di insorgenza di Depressione, soprattutto in quelle persone che non possono far più ritorno a casa loro. Quando abbandoniamo i nostri posti possiamo percepire un senso di frammentazione, proprio perché la nostra identità viene forgiata all’interno di una cornice ambientale, fatta di spazi fisici, oltre che di relazioni interpersonali.

 

Impatto linguistico: L’apprendimento di una nuova lingua, in un’età che non è proprio quella della fanciullezza porta conseguentemente ad un disagio della  comunicazione, in quanto comunicare non è più un processo naturale e immediato.

 

Impatto culturale: Spesso le persone riescono ad adattarsi al nuovo luogo in cui sono arrivate, soprattutto quando la scelta di trasferirsi è volontaria, e a costruire reti sociali e personali del tutto soddisfacenti. Per alcuni però, accade di continuare a vivere nel mito della terra nativa(con il rischio di auto ghettizzazione)atteggiamento che porta colui che è emigrato a vivere su un filo sospeso, a non sentirsi mai completamente radicato nella nuova terra, a non impegnarsi per costruire qualcosa di duraturo, perché il luogo di approdo viene percepito come un luogo di passaggio da cui passare per poi tornare dove si è partiti.

Impatto ambientale: “condizione ambientale fisica e sociale che la persona percepisce come attualmente o potenzialmente rischiosa dannosa o deprivante” ad esempio il fattore clima può notevolmente influenzare la sensazione di non adattamento al nuove ambiente.

 

Impatto psicologico:  Quando il comportamento pro-ambientale, connesso con un certo luogo, acquisisce un valore positivo per il gruppo, esso potrebbe essere visto come funzionale al mantenimento di un‘identità di luogo (e sociale) positiva (Uzzel et al. 2002).L’emigrante, motivato ad ambientarsi il più velocemente possibile nella nuova realtà, fa uno sforzo enorme per trovare nuove amicizie, apprendere la cultura e le abitudini, per sentirsi parte della società che lo sta accogliendo. Se tale cambiamento ha una valenza positiva si ha una ri-costruzione della percezione della persona (processo che avviene anche in adozione) nel caso in cui il cambiamento è vissuto in modo faticoso o con forte resistenza l’individuo costruirà una nuova identità dove la percezione costante sarà sempre quella di una vita da funambolo.

 

Piccole strategie per evitare la nostalgia di casa:

 

Preparati su tutto: cerca di imparare la lingua, informati su usi e costumi, sulla burocrazia, sui diritti e i doveri del luogo. Cerca di conoscere e leggere anticipatamentei giornali e di vedere la tv del paese ospitante, questo ti aiuterà a sentire meno estraneo il luogo di adozione e ad avere maggiore autonomia e sicurezza nella nuova situazione.

 

Porta con te piccole cose:oggetti o altre cose che ti permettono di rievocare in modo piacevole il luogo o le persone con cui hai sempre vissuto.

 

Esterna:raccontale cose positive della nuova esperienza-concentrati su ciò che hai e non su ciò che ti manca.

 

Torna a casa di tanto in tanto:evita di rientrare frequentementenel luogo di provenienza, “siamo in grado di sapere se ci piace vivere in un luogo solo dopo averlo vissuto abbastanza”.

 

Scrivi le tue sensazioni: cerca di de-scriverela tua nostalgia anche tutte le sere prima di andare a letto- evitare di vivere questo sentimento, potrebbe paradossalmente fartelo percepire con una frustrazione maggiore.