Il problema dei Tic è certamente una delle problematiche che mettono maggiormente in crisi i genitori nei primi anni del bambino. Tali aspetti trovano svariate conferme in letteratura, in particolare, in un recente studio svolto presso il Dipartimento di Pediatria (University of South Florida) si evidenzia come vi sia una forte incidenza e correlazione clinica tra l’adattamento comportamentale della famiglia nei confronti dei giovani bambini affetti da tic nervosi. Sostengo di frequente, che i tic sfidano il linguaggio naturale dei genitori/figli trasformando tali “movimenti non voluti, non sotto il controllo della volontà” in una scena che ci riporta al grande mito biblico dell’Occidente: la torre di Babele. Dove in qualche modo si obbliga i genitori – in determinate situazioni- a tradurre, ad apprendere l’alfabeto del proprio bambino, poiché una lingua unica non esiste. E sia i genitori che i figli sono obbligati a tradursi, frequentemente in modo disfunzionale.
I tic consistono in movimenti rapidi, improvvisi, involontari, ricorrenti, non ritmici, stereotipi (tic motori), che rappresentano spesso una “caricatura di un atto naturale” (Charchot) o di produzioni vocali, qualora l’ipercinesia involontaria interessi la muscolatura fono-articolatoria, determinando la produzione di suoni più o meno articolati. La loro esecuzione è sentita come imperiosa e la loro repressione determina disagio.

Qualsiasi forma di tic può subire peggioramenti a causa dello stress, in quanto vive a cavallo tra la mente e il corpo, ne consegue che in diversi casi rappresenta la forma involontaria che un bambino trova per manifestare ed esprimere una condizione emotiva, un’angoscia, una preoccupazione o un conflitto che non riesce a comunicare in altro modo. Diversamente vi è un tempo che potremmo definire- libero da crisi– dove il bambino è coinvolto in attività positive, che richiedono concentrazione come ad esempio leggere, disegnare, fare un gioco di gruppo o eseguire un compito scolastico. Ne consegue una ri-comparsa nel momento in cui il bambino ri-sperimenta una situazione di rilassamento o noia.
I tic sono preceduti da un sentimento di tensione che è temporaneamente placato dalla scarica raffigurata proprio dall’esecuzione del tic stesso, al quale spesso segue un sentimento di vergogna, di colpa, ed anche una manifestazione energica di fastidio.

Frequentemente compaiono verso i 6-7 anni: per gran parte i bambini ne soffrono in modo transitorio e non necessitano di essere curati in quanto hanno una riduzione spontanea nell’arco di alcuni mesi. I bambini che ne soffrono manifestano ammiccamenti, torsioni del collo, alzate di spalle, smorfie del viso, continuo raschiarsi la gola, tirare su col naso, sbuffare, grugnire. I tic più complessi invece consistono nel colpirsi o percuotersi ed odorare oggetti.
In alcuni casi più severi, il bambino può anche manifestare la Coprolalia ovvero il pronunciare parole o frasi dal contenuto osceno e/o volgare; oppure l’Ecolalia ossia il ripetere involontariamente come un’eco, parole o frasi pronunciate da altre persone; la Polilalia che consiste invece nell’essere eloquaci in modo eccessivo e infine l’Ecocinesi ovvero l’imitazione involontaria dei movimenti visti. Nessuno è immune dai Tic. Colpiscono tutti e a tutte le età. Il comportamento ticcoso si riscontra anche negli adulti -dirigenti, colleghi, medici, uomini politici- ma con una maggiore presenza nei bambini, spesso in seguito ad infezioni streptococciche.

Quando si tratta di tic manifesti in età evolutiva quali accortezze acquisire: l’intervento indiretto finalizzato ad affrontare le difficoltà manifeste nel bambino presenta aspetti peculiari; come differenziare in prima analisi se si tratta di un comportamento ticcoso dal quale il bambino non può liberarsi o se siamo davanti a bambini che hanno invece delle ritualità, dei modi stereotipati di comportamento con il solo fine di raggiungere il proprio obiettivo. La sfida è quella di far comprendere ai genitori- quanto i figli siano attori scaltri nell’ottenere ciò che è loro desiderio e quanto sia disfunzionale il cedere e il compiacere alle loro richieste. Ulteriormente viene valutato attraverso un Diario del tic (che monitorizza la famiglia) se questi tic vengono messi in atto ugualmente in qualsiasi situazione o se sopraggiungono in modo più ricorrente in contesti specifici >>.

Negli ultimi anni di lavoro, costruire interventi indiretti rivolti ai bambini affetti da tic ha perfezionato una serie di tecniche, cucite su misura rispetto alle diverse situazioni presentate, sperimentandone l’efficacia e l’efficienza su un’ampia casistica.