Libero è un uomo di anni trentotto. Alto, moro, con dei graziati lineamenti mediterranei. Professionista perspicace, molto curioso e dotato di grande intelligenza emotiva. Libero presenta il suo problema come un’urgenza in ambito lavorativo e sociale. Un’impellenza che lascia segni sulla sua pelle. Da qualche mese ha maturato il terrore di arrossire in pubblico, in particolare da quando ha aumentato la sua mole di lavoro, in termini di qualità. Libero cerca di evitare tutte quelle situazioni in cui ci sarebbe da esporsi con i colleghi in contesti come staff meeting, durante una relazione ai suoi superiori oppure durante un semplice brindisi di fine pranzo in occasioni particolari… cercando così di sopravvivere in una zona d’ombra da diverse settimane. Nel descrivere il problema, espone in maniera molto chiara e consapevole la sua paura di arrossire durante la sua prossima convention con centinaia di colleghi, motivandola con la spiegazione che negli ultimi mesi la sua ansia ed il suo arrossire in pubblico è paurosamente aumentato. Da quella convocazione dell’azienda, infatti, Libero ha iniziato ad avere il terrore di quella “fiamma di calore al volto” e di conseguenza a ciò, ha sempre più incrementato la sua tendenza a controllare le proprie reazioni, cadendo così nella profezia che si autorealizza. Pertanto il giovane manager, nell’attesa dell’imminente convention, si è letteralmente costruito una trappola dalla quale non riesce più ad uscirne. Difatti chiunque cerchi di controllare le proprie funzioni fisiologiche, finisce per alterarle proprio mediante quel tentativo di controllarle. Effetto paradosso.

La paura di arrossire può innescare quel processo paradosso in quanto è proprio quel voler controllare “Non devo arrossire, Non posso arrossire, Non voglio arrossire…” che ci spinge ad ottenere il risultato fallimentare! Allo stesso tempo l’evitamento di tutta una serie di situazioni come ad esempio essere al centro dell’attenzione, esporre una relazione tra i colleghi, presentarsi ad un colloquio lavorativo etc., ci conferma l’incapacità di affrontare situazioni temute. Ed infine l’uso di precauzioni come ad esempio posizionarsi durante una riunione in una zona poco visibile, coprirsi il volto con i capelli, adoperare cosmetici particolari per attutire il rossore etc., l’impiego di precauzioni come queste genera “al momento” un aiuto che a “lungo termine” non aiuta ma conferma solo la propria inadeguatezza).
Al giovane manager è stata prescritta la tecnica delle peggiori fantasie, utilizzata in Terapia Breve Strategica, attraverso la quale quotidianamente e con una cadenza ben definita, il paziente porta alla mente tutte le peggiori possibili fantasie che gli causano paure e disagi. Al tempo stesso è stato indicato al fiorente paziente di allenarsi ogni giorno, per più volte al giorno, per 5 minuti ad arrossire volontariamente. Una palestra quotidiana ovunque egli sia, con chiunque egli sia: arrossire volontariamente!
Dopo due settimane l’avvenente trentottenne tornò a trovarmi, riferendo che aveva messo in pratica ed alla lettera tutto ciò che gli avevo chiesto! Con felice sua scoperta raccontò di come era riuscito ad affrontare egregiamente e senza alcuna paura anticipatoria le sue conferenze: finalmente il giovane Libero poteva definirsi Libero di nome e di fatto!